Tilly Norwood è la nuova attrice di Hollywood. C’è solo un problema: non è vera


30 settembre 2025 alle ore 17:26, agg. alle 17:39
Siamo davanti a una rivoluzione o solo a un grande esperimento? L'industria trema, ma intanto il pubblico guarda
Ha un viso perfetto, un feed Instagram da sogno, una voce che sembra uscita da un drama romantico… eppure non esiste.
Tilly Norwood è la prima “attrice” nata interamente dall’intelligenza artificiale. Una creazione digitale firmata Particle6 Productions, studio britannico fondato da Eline Van der Velden, attrice e imprenditrice olandese con le idee chiarissime: «Vogliamo che diventi la prossima Scarlett Johansson». Sembra fantascienza, ma è tutto vero. E Hollywood è letteralmente in subbuglio.
CHI È (O COS’È) TILLY?
Tilly è un “talent virtuale”: un personaggio generato da AI, completo di biografia, sketch comici, voce, portfolio e — ovviamente — presenza social. Il suo scopo? Candidarsi per ruoli pubblicitari e cinematografici, proprio come farebbe una vera attrice. Ma senza provini in carne e ossa. Solo prompt, pixel e storytelling artificiale. Non è un avatar usa e getta, né una comparsa digitale. È progettata per essere protagonista.
LA REAZIONE DI HOLLYWOOD
Quando la notizia è esplosa, le reazioni delle star non si sono fatte attendere. L’attrice Toni Collette (quella di Hereditary, per capirci) ha commentato solo con emoji: faccine che urlano, mani sulla faccia, occhi roteanti. Molti altri attori hanno espresso il loro dissenso, preoccupati non solo per i ruoli che potrebbero sparire, ma per qualcosa di più profondo: può davvero essere chiamata “attrice” una figura che non prova emozioni, non ha vissuto esperienze e non sceglie nulla autonomamente?
“È una creazione, non un’attrice”. Perfino la sua creatrice mette le mani avanti: «Tilly non è un sostituto degli esseri umani. È un’opera creativa, come un personaggio disegnato o un ruolo scritto».
Insomma: non è una performer, ma un progetto artistico in movimento. Una provocazione digitale. Ma per il sindacato SAG-AFTRA (quello che rappresenta gli attori americani) il messaggio è chiaro: Tilly non è arte. È un rischio.
«È stata creata usando il lavoro di artisti veri, senza permesso né compenso. Non ha vita, emozioni, storia. E il pubblico non vuole contenuti senz’anima.»
IL FUTURO È GIÀ IN SCENA?
Per ora, Tilly non ha ottenuto ruoli reali, ma gli agenti iniziano a interessarsi. Le visualizzazioni crescono. Il dibattito si accende. Siamo davanti a una rivoluzione o solo a un grande esperimento? Hollywood trema, ma intanto il pubblico guarda. E clicca. Forse il vero punto è questo: recitare non è solo “fare una vocina” o “sembrare belli”. Serve empatia, vissuto, corpo, tempo.
Tutto ciò che una macchina non ha. Almeno per ora. La domanda finale: Siamo pronti a innamorarci di una star che non respira? Forse sì. Forse no. Ma una cosa è certa: il confine tra realtà e finzione è sempre più sfocato.
E Tilly, che sia una minaccia o una trovata geniale, è già un simbolo della nuova era dello spettacolo.