Senza rabbia non vale nulla, generazioni a confronto nel graphic novel tra sogni e disillusione


25 settembre 2025 alle ore 14:07, agg. alle 14:27
Un incrocio di generazioni che passa tra le pagine del nuovo lavoro di Holdenaccio, che ci racconta i retroscena della sua opera
Il ritorno tra i banchi di scuola o nelle proprie postazioni da lavoro è sempre un momento delicato per tutti, in termini di equilibri psicofisici. È quel frangente in cui si saluta in via definitiva l’estate - e soprattutto le ferie - e ci si proietta verso un tour de force che, al netto di qualche ponte (vario ed eventuale) proseguirà incessantemente fino al periodo natalizio.
Il segreto per non lasciarsi schiacciare dalle incombenze di ogni giorno è sapersi ritagliare degli spazi per sé e per le proprie passioni. Una via di fuga dalla routine che, al contempo, sappia alimentare la fantasia e far viaggiare anche stando comodamente seduti sul divano. E in questo videogiochi e fumetti, così come anche i libri, sono strumenti formidabili su cui fare affidamento.
La ripartenza delle attività nel periodo settembrino vede un proliferare di produzioni che si muovono in tutti e tre gli ambiti appena citati. Sul fronte dei graphic novel numerose sono le storie arrivate anche nel periodo estivo che, per argomenti trattati e qualità delle storie, meritano un recupero. Come nel caso di “Senza rabbia non vale nulla”, opera di Holdenaccio pubblicata da Bao Publishing che oggi finisce sotto la nostra lente d’ingrandimento. E a svelarci i retroscena ci pensa l’autore stesso.
SENZA RABBIA NON VALE NULLA, UN RACCONTO MULTIGENERAZIONALE
Ciao Holdenaccio, ti cedo la parola per le presentazioni del tuo ultimo lavoro: cosa troviamo in “Senza rabbia non vale nulla”?
“Troviamo quasi tutto, tranne consigli sulla gestione della rabbia: dal significato dell’essere fuori sede per obbligo, dal mettere in dubbio tutto quello che riguarda la società attuale a leggende storicamente accurate sulle melanzane in Europa, degli spazi verdi sottratti alla collettività ai rapporti conflittuali generazionali. Racconto di ritorni difficili e sogni interrotti, quelli di chi scopre che, quando il posto che chiami casa ti lascia solo la rabbia per sopravvivere.”
Un graphic novel che parla di una generazione, che vede spesso i propri sogni infrangersi contro una dura realtà che costringe a ripiegare sul famoso “piano b”, o a crearselo…
“Non esiste un piano B sul quando non hai niente da perdere. Come i giocatori nelle categorie calcistiche, i personaggi di questo fumetto vivono le loro vite militando tra la serie B o C, sempre sul punto di retrocedere. Sono vite senza sogni, che inseguono un pallone chiamato rancore, un peso che li trascina in ogni angolo del campo della vita mentre guardano gli altri fare goal.
Sono i sogni infranti di intere generazioni che hanno creduto di poter adeguare le loro vite a quelle degli altri, fallendo miseramente di fronte al metro di paragone imposto dalla società contemporanea: un buon lavoro, una bella casa, la macchina per andare al centro commerciale.”
GENERAZIONI A CONFRONTO E PROSPETTIVE FUTURE
Questo graphic novel è anche una bella occasione per innescare un interessante confronto generazionale – come avviene tra il protagonista e suo padre.
“Il dramma personale che vive il protagonista si intreccia a quello familiare, in particolare con il padre, che ha pagato il prezzo più alto rinunciando a inseguire i suoi sogni. In fondo, è lo stesso racconto, ma allargato su scala collettiva. Un ciclo che si ripete: il padre che non poteva andarsene, il figlio che se n’è andato ma non riesce a restare lontano. Sono sempre stato dell’idea che il conflitto non sia automaticamente negativo - soprattutto quando si riconosce che il problema non riguarda le generazioni, ma le ingiustizie strutturali del mondo occidentale, come la disuguaglianza economica e il consumo sproporzionato di risorse. Per questo trovo molto più costruttivo parlare di divario generazionale e non di conflitto, perché invita a una comprensione più profonda e all'unità tra le generazioni, senza dividerle ulteriormente.
Quello che ho scritto in questo fumetto è, idealmente, una rottura che invita a sviluppare una coscienza generazionale di classe e ad assumersi delle responsabilità. Perché se c’è una cosa che possiamo fare - anche ora che non siamo più giovani - è assumerci la responsabilità di un fallimento collettivo, andando contro a quel famoso motto della genX "meglio un calcio in culo alle responsabilità" e offrendo quello che possiamo alle generazioni successive.”
Come mai la scelta di ambientare la storia a Taranto?
“Taranto è una tra le tante città e istanze dimenticate dalla sinistra istituzionale. Oltre a essere la mia città, nella quale sono tornato a vivere, è la scenografia perfetta per ambientare la nostra storia, ma non c’è nulla di romantico in questa scelta. Senza rabbia non vale nulla non celebra il Sud, anzi - racconta il fallimento collettivo di una società incapace di offrire una prospettiva diversa dall’esilio o arrendersi. Quale posto migliore se non Taranto, o accetti il compromesso e vivere con il peso del ricatto occupazionale tra salute e lavoro quando le uniche due alternative sono l’industria e la marina? E il paradosso più amaro resta sempre lo stesso: se resti, ti corrode la frustrazione; se vai via, ti perseguita il senso di colpa. In ogni caso, la città ti resta dentro come un vizio che non guarisce. Come dicono i Sud Disorder nel loro brano Poison City Iron Front: “Prima o poi ritornerai, col cuore d’acciaio e con le lacrime agli occhi.””
Non sono poche le storie come quelle del protagonista del tuo racconto. A chi lavora nel mondo della creatività però tocca anche l’arduo compito di lanciare messaggi di speranza, che non è tutto grigio all’orizzonte. Cosa dice Holdenaccio a chi si trova in una condizione di scoramento generale guardando al futuro?
“Per me, quella sensazione è la rabbia disperata di chi sa benissimo che anche protestare, spesso, non cambia le cose. Eppure, rimane l’unica cosa che puoi ancora fare per sentirti vivo. Fare della rabbia motore di cambiamento per immaginare un futuro diverso.”
A proposito di futuro, hai già progetti in cantiere? Qualche nuova storia che sta prendendo forma e a cui possiamo fare un accenno?
“Tempo fa, all’uscita del mio precedente fumetto “Elliott Smith: Going Nowhere”, promisi a me stesso di dare spazio ad altri autori più dimenticati, ai margini, proprio come i protagonisti di "Senza rabbia non vale nulla". Vorrei raccontare di quegli artisti considerati outsider nel mondo della musica, spesso emarginati o poco riconosciuti in vita, ma che hanno lasciato un’impronta indelebile nel panorama culturale.”