“Rage bait” è la parola dell’anno 2025 secondo l’Oxford Dictionary
04 dicembre 2025 alle ore 14:13, agg. alle 14:31
Il termine che descrive i contenuti online progettati per farci arrabbiare conquista il primo posto tra le parole più usate del 2025
La Oxford University ha annunciato che la parola dell’anno 2025 è “rage bait”, un termine che ha superato altri candidati come “biohack” e “aura farming”. Definito come “contenuto online deliberatamente concepito per suscitare rabbia o indignazione essendo frustrante, provocatorio o offensivo”, il termine descrive una strategia ormai diffusa nel mondo digitale: attirare l’attenzione degli utenti non con la curiosità o l’informazione, ma con l’indignazione.
IL RAGE BAIT, LE DINAMICHE MANIPOLATIVE DELLA RETE
Simile al clickbait, il rage bait sfrutta però un “grimaldello” emotivo più potente: la rabbia. In pratica, il contenuto non solo cattura lo sguardo, ma provoca una reazione immediata e spesso viscerale, spingendo le persone a commentare, condividere e interagire con il post, aumentando così il traffico e il coinvolgimento online. Secondo i dati linguistici dell’Oxford Dictionary, l’uso del termine è triplicato negli ultimi dodici mesi, segno di un’attenzione crescente verso le dinamiche manipolative della rete.
PREOCCUPAZIONI LEGATE ALLA TECNOLOGIA E ALLA CULTURA DIGITALE
La scelta di “rage bait” si inserisce in un quadro più ampio che include anche termini come “AI slop” e “parasocial”, parole dell’anno precedenti che riflettono le preoccupazioni contemporanee legate alla tecnologia e alla cultura digitale. “Il fatto che la parola rage bait esista e abbia visto un’impennata così drastica nell’uso significa che siamo sempre più consapevoli delle tecniche di manipolazione in cui possiamo essere trascinati online”, spiega Casper Grathwohl, presidente di Oxford Languages.
Grathwohl sottolinea come l’evoluzione di Internet abbia spostato l’attenzione dalla semplice curiosità all’influenza diretta sulle emozioni:
“Prima Internet si concentrava sul catturare la nostra attenzione stimolando la curiosità in cambio di click, ma ora abbiamo assistito a un profondo cambiamento verso l’influenza sulle nostre emozioni e sul modo in cui reagiamo. Sembra la naturale evoluzione di un dibattito in corso su cosa significhi essere umani in un mondo dominato dalla tecnologia”.
La scelta di “rage bait” come parola dell’anno non è dunque solo un riflesso linguistico, ma un campanello d’allarme culturale: mette in luce come le emozioni possano essere manipolate a fini commerciali o di visibilità, e quanto sia diventato cruciale sviluppare consapevolezza critica nel consumo di contenuti digitali.