One Last Time, la nuova serie fantasy di Dario Sicchio e Caterina Bonomelli che comincia dove tutte le altre finiscono
14 dicembre 2025 alle ore 12:48, agg. alle 12:56
Cosa accade quando una grande saga finisce? È da queste premesse che gli autori partono, in una storia ad ampio respiro che promette grandi cose
La fantasia è una parte di noi che va tenuta costantemente in allenamento, in barba a chi apostrofa come “infantile” chi ama volare con la mente. “L’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare” diceva George Bernard Shaw, premio Nobel per la letteratura nel 1925 e premio Oscar alla miglior sceneggiatura non originale nel 1939. E ovviamente se il discorso è applicabile ai giochi, perché non ampliarlo anche ai fumetti?
Non c’è scusa che tenga, anche considerando la grande crescita che questo medium ha mostrato negli ultimi decenni. Un’evoluzione lenta ma costante che gli ha visto scalare le gerarchie nell’ambito dell’editoria, con storie che hanno finito spesso per occupare posizioni di rilievo nelle classifiche di vendita delle librerie.
Il merito va ai team creativi, autori e autrici, disegnatori e disegnatrici che, con il loro lavoro di ricerca e sperimentazione, danno vita a prodotti culturali che vanno affinandosi sempre di più. Offrendo scorci suggestivi come quelli che troviamo in “One Last Time”, la nuova serie fantasy pubblicata da Edizioni BD e curata da Dario Sicchio e Caterina Bonomelli che ci raccontano loro stessi.
ONE LAST TIME, UNA SAGA POSTFANTAS RICCA DI SFIDE
Ciao Dario, lascio a te la parola per le presentazioni: cosa troviamo in "One last time"?
“Nelle speranze, un fantasy come non ce lo si aspetterebbe. Un fantasy dopo la fine della tipica storia fantasy. Se vogliamo usare una terminologia abbastanza nuova: un postfantasy. La saga epica tipica di questo genere (quella col signore del male, con gli eserciti del male, e del giovane prescelto faccia d'angelo che salva la situazione) è il passato di questo mondo. La guerra è finita 30 anni fa e, sulle spoglie di quel conflitto, è nato il mondo moderno. Eppure, forse quella storia così appassionante non è esattamente la verità. Forse è un mito fondativo, la storia per come l'hanno raccontata i vincitori. Ma i vinti? Loro sono il punto di partenza di questa serie. Vinti che poi sono, tangenzialmente, anche i cattivi di questo mondo. I villains, insomma. Ma lo sono veramente? La risposta non è sempre chiara e, se sapremo fare un buon lavoro, non lo sarà mai del tutto. Di sicuro sono persone, spezzate da una storia comune dolorosissima che scopriremo passo passo. Il tutto con la sensibilità dissacrante e postmoderna di Caterina e con un pizzico di... pepe.”
Come si crea una storia fantasy nel 2025? Ci sono state ispirazioni di base nel lavorare a "One last time"?
“Sinceramente non so rispondere a questa domanda in modo assoluto. Posso solo raccontare la mia esperienza personale. Questo progetto è nato col desiderio di mettermi alla prova su un genere e uno stile che non avevo ancora mai adottato (vengo da una produzione per lo più legata all'horror e al weird). Una storia seriale, character driven, in un mondo fantasy postmoderno, spoetizzante e spoetizzato. Anche con un pizzico di romance, perché no. Tanto per uscire ancora di più da ogni comfort zone. Per quanto riguarda le ispirazioni che mi hanno guidato nella creazione del mondo di OLT, sono principalmente due: Dungeons & Dragons e... Caterina stessa. Per quanto riguarda la prima, è presto detto: masterando molte campagna di D&D, ho avuto l'opportunità di raccontare mondi fantasy secondo le mie regole e le mie preferenze, e ho capito quanto mi piaccia gettare una luce dissacrante e (spero) fuori dai canoni sui trope del genere. Questo mi ha guidato molto nell'approccio che ho tenuto nel creare il mondo e la lore di One Last Time. Ma, in una prima fase di concept, mi sono tenuto quanto più possibile sull'essenziale, perché conoscevo Caterina e ho sempre ammirato l'istintività con cui imprime un carattere originalissimo a ogni cosa che fa... posto che abbia la libertà per farlo. Ho cercato di dargliene più possibile e poi, messo davanti al suo incredibile e inaspettato lavoro, ho lavorato al resto del worldbuilding cucendolo su ciò che Caterina aveva disegnato e non il contrario.”
È solo il primo capitolo della serie, e si può vedere che della famosa "carne al fuoco" ne è stata messa già un bel po'. Quanta fatica è stata necessaria per fare quadrare tutti i pezzi di un mosaico che si preannuncia assai ricco?
“Molta, anzi, direi che è stato l'elemento più complesso di tutti. Quando si scrive una saga (soprattutto una fantasy), bisogna lavorare su due vettori principali: la storia e dove questa vada a parare, e il worldbuilding del mondo. In sostanza, passato e futuro. Ma, dopo aver delineato questi due vettori e le storie che contengono, bisogna saperli dosare, intrecciare in un tessuto coerente e interessante. Non tutto quello che si è pensato troverà spazio nel racconto effettivo, che ha delle necessità sue che magari non si erano ancora immaginate nel momento del concept. Insomma, tutto questo per dire che sì, è stata una bella sfida, ma una sfida che non smette di appassionarci ogni giorno.”
In che direzione ci porterà lo sviluppo della storia? Possiamo fare qualche anticipazione? E quanti numeri saranno?
“Il prossimo arco narrativo sarà quasi interamente ambientato nelle terre degli Orchi. Nel mondo di One Last Time (che si chiama Fortuna), gli Orchi sono tra i popoli che più hanno risentito degli eventi della Guerra delle Ombre. Sono stati spezzati, sconfitti, umiliati e raccontati come un popolo di bruti dissennati, laddove invece sono una popolazione con una cultura estremamente ricca e vivida. Ora, vivono confinati in delle riserve, spaccati tra la generazione più anziana, che lotta per mantenere le tradizioni e l'identità del "popolo della luna", e i giovani che vogliono solo fuggire verso le città più grandi per trovare una speranza di futuro. Un contesto molto reminiscente della tragica condizione in cui versano i nativi americani nel nostro mondo, all'interno del quale si svilupperà una situazione molto tesa, a metà tra un western alla Scalped e una saga norrena (ovviamente, il tutto con il particolare flavour dissacrante di One Last Time). Ah, e lì conosceremo il terzo membro di questo party di squinternati!”
ONE LAST TIME, TRA SCELTE ESTETICHE MIRATE E ISPIRAZIONI DA PIÙ FRONTI
Ciao Caterina, con te ci focalizziamo sull'aspetto artistico della serie. Innanzitutto partirei dal fatto che arrivi a "One last time" dopo il tuo lavoro da 'solista' su "Sottopelle": com'è lavorare a quattro mani con la storia scritta da Dario?
“Lavorare con Dario è sempre super “confortevole”: è un co-autore paziente, e dopo anni di amicizia e di eroica sopportazione ormai sa perfettamente come gestirmi (soprattutto quando io non gestisco il mio tempo). È anche terribilmente intrattenente: sono una fan del suo lavoro, quindi leggere per la prima volta la stesura di un nuovo capitolo è uno dei miei momenti preferiti di questo lavoro a quattro mani e infinite minacce alla (sua) sanità mentale.”
C'è qualche particolare ispirazione che ti ha guidato nel lavorare ai personaggi?
“Mentre lavoro guardo tantissime serie tv e film, aggiungendo che ho una dipendenza da Webtoon e manga, diciamo che il bombardamento d’ispirazione è costante. Di base seguo sempre dove mi portano i miei gusti personali, cerco di trovare il modo per disegnare qualcosa che mi piace o di farmi piacere quello che sto disegnando un po’ ogni giorno.”
Nelle note finali del primo volume c'è una citazione di Dario relativa alla necessità, da parte tua, di esaltare la bellezza dei personaggi (l'ho parafrasata). Che caratteristiche devono avere i tuoi personaggi per essere definiti 'belli'?
“Riconosco che la mia idea di bellezza passa soprattutto dall’estetica e, molto, da come mi diverto a far recitare i personaggi nelle vignette. Amo provare a dargli carattere con l’abbigliamento, nei piccoli dettagli, con gli accessori, le acconciature. Per me è fondamentale che sembrino creature matte, vive e tridimensionali… oltre che dei manzi con pettorali importanti.”
C'è qualcosa che ti piacerebbe inserire, dal punto di vista visivo, nei prossimi capitoli di "One last time"?
“Dario già lo sa: io vorrei più scene di intimità tra i personaggi e spostare più in alto l’asticella del romance. Una cosa che non vedo l’ora di fare è dare una degna presentazione estetica delle nuove pulzelle che entreranno nella compagnia di One Last Time.”