Social e Trend

Battlefield 6, il ritorno in grande spolvero di un pilastro del genere sparatutto

A placeholder image for the article
Author image Dario Vanacore

17 ottobre 2025 alle ore 18:50, agg. alle 18:56

Il franchise di Electronic Arts torna con un obbiettivo ben preciso: dominare la scena videoludica degli sparatutto in prima persona

Il genere degli sparatutto, all’interno del variegato mondo dei videogiochi, è un ecosistema a sé stante. D’altronde stiamo parlando di una categoria di prodotti con regole molto specifiche, che richiedono quindi il rispetto di determinati parametri per essere apprezzati (e, ancor prima, accettati) dalla community di riferimento. Non che questo abbia scoraggiato i vari team di sviluppo a provare alcune variazioni sul tema nel corso del tempo. Si vedano gli esperimenti più che riusciti di “Apex Legends” o di “Overwatch 2”, giusto per citare due franchise che contano milioni di fan in tutto il mondo.

Certo è che con gli sparatutto si assiste anche alla presenza di vere e proprie gerarchie, consolidatesi nel corso del tempo. Una cosa anche naturale, se si considera alcuni dei capisaldi che bazzicano le diverse piattaforme di gioco da diversi decenni. Due su tutti quelli che rappresentano la quintessenza del First Person Shooter – e, tra l’altro, tornano in quasi contemporanea sul mercato in questo 2025 – vale a dire “Battlefield” e “Call of Duty”.

Se per il secondo tocca ancora attendere, per il primo l’attesa è finita. “Battlefield 6” è infatti realtà da una manciata di giorni, con Electronic Arts che ha interrotto un digiuno che si protraeva dal 2018, anno di uscita di “Battlefield 5”. Con buona pace di “Battlefield 2042”, arrivato sulla scena nel 2021.


BATTLEFIELD 6, IL FRANCHISE DI EA ALLA RISCOSSA

Quello di Battlefield 6 è un esordio sulla scena videoludica che porta sicuramente in dote con sé un quantitativo di aspettative non da poco. Stiamo d’altronde parlando di un franchise che ha quasi sempre ottenuto riconoscimenti importanti in termini di recensioni. Eccezion fatta proprio per quel Battlefield 2042 citato in precedenza, che non ha pienamente convinto.

Per il nuovo capitolo della saga c’è quindi la responsabilità e la pressione aggiuntiva di riscattare la “stagione precedente”, confermando che si è trattato di un unico passo falso senza ripercussioni future. E si può senza dubbio dire che la risposta che arriva dagli sviluppatori ha dato agli appassionati nuove basi solide da cui ripartire.

Innanzitutto con lo scenario della campagna, che mixa le suggestioni “futuristiche” (se le avessimo collocate soltanto a qualche anno fa) alla concretezza che ci restituisce invece uno sguardo al calendario. È il 2027 (dopodomani circa, quindi, ndr) e il mondo vede la NATO alle prese con Pax Armata, un gruppo militare autonomo che ha il solo scopo di seminare il caos. Il pretesto ideale che offre ai videogiocatori il giusto pacchetto di missioni itineranti in giro per il globo. Per quanto sia chiaro ed evidente che nell’economia di Battlefield 6 quella per giocatori solitari sia una costola di relativa importanza. Il cuore dell’esperienza ludica, è ormai assodato da tempo, è il multiplayer online, verso cui ci proietteremo a brevissimo.

Pur senza eccellere, la campagna single player vede comunque sul piatto il giusto mix di elementi d’infiltrazione e sequenze dalla forte componente cinematografica. Ovviamente non siamo di fronte a un gameplay che offra un ventaglio di opzioni ludiche ampissimo (appannaggio di titoli a là Far Cry, per intenderci), finendo per risultare spesso lineare nella progressione. Per quanto sappia però regalare una manciata abbondante di ore di ottimo intrattenimento. Antipasto, magari, alle immersioni nell’ecosistema ludico online?


NESSUN POSTO DOVE NASCONDERSI

Ebbene, lo abbiamo accennato prima e anticipato poi, è arrivato il momento di parlare del multiplayer di Battlefield 6. È pur sempre la componente che funge da termometro nello scontro con l’avversario diretto COD, e quindi immancabilmente è anche quell’aspetto del gioco su cui Electronic Arts – tra cui milita nel ruolo di Development Director anche l’italiano Gero Miccichè – ha investito di più.

Una volta scesi sul campo di battaglia online di Battlefield 6 si è di fronte alla guerra totale nella sua più pura essenza. Uno scenario in cui non esistono ripari sicuri, dove tutto è soggetto a devastazione e dove mezzi di ogni tipo sfrecciano in lungo, in largo e in alto. Oltre, ovviamente, all’immancabile mole di truppe di fanteria terrestre, con tutto il piombo sibilante che ne consegue. Il risultato è un titolo in costante divenire, con i campi di battaglia che si modificano in maniera dinamica in corso d’opera, con la quasi totalità degli elementi sullo schermo soggetta a crolli se colpita nel giusto modo. Un costante divenire che fai il paio con il risultato degli scontri, mai scontato.

L’economia di questi ultimi sarà dettata dalla scelta della classe che più si confà alle nostre caratteristiche sul campo di battaglia. Senza dimenticare poi l’armamentario che ogni soldato sceglierà di equipaggiare. Un ventaglio di scelte ampissimo in cui è bello perdersi per sperimentare, in cerca della composizione giusta tra armi e accessori da abbinargli. Il risultato varia in maniera consistente, e trovare il bilanciamento migliore tra tutte le opzioni disponibili è uno dei tanti obbiettivi da porsi all’interno del gioco per ottimizzare gli sforzi.


UN COLPO D’OCCHIO ESPLOSIVO

Una grande cura, quella riposta da Electronic Arts in questo Battlefield 6, che viene rimarcata da tanti “dettagli” (che tali non sono) nel corso dell’esperienza ludica offerta. Partendo dall’ispirazione degli scenari, confezionati per fungere da campi di battaglia, tutti ugualmente validi e in grado di offrire i propri personalissimi punti di forza. Non un elemento da poco, considerando quanto possa essere difficile riuscire ad assestarsi su un livello medio-alto con tutto il pacchetto di mappe multiplayer.

A questo si unisce un’impalcatura artistica di tutto rispetto a trecentosessanta gradi. Dalla resa visiva, sempre performante anche nelle fasi maggiormente concitate, all’audio che accompagna il tutto, che dà il suo massimo quando si indossano le cuffie. Un’esperienza avvolgente che ribadisce il grande potenziale di un franchise che ha suonato la carica e che vuole nuovamente dettare i tempi nell’ecosistema degli sparatutto. E con queste premesse che cosa gli si può dire? Chapeau.


Altre storie

Leggi anche