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Ghost of Yotei, Sucker Punch sforna il seguito spirituale di Ghost of Tsushima

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Author image Dario Vanacore

09 ottobre 2025 alle ore 14:07, agg. alle 14:22

A distanza di cinque anni dal lavoro precedente, il team di sviluppo torna a calpestare gli scenari orientali digitali col nuovo capitolo del franchise

L’annuncio di progetti inediti, nell’ambito dei videogiochi, è sempre salutato in una duplice maniera. Da un lato c’è sicuramente l’immancabile entusiasmo della community al cospetto di una novità, complice un momento storico che richiede a sviluppatori e publisher massima concretezza, con i rischi (e quindi esperimenti) ridotti al minimo. Dall’altro c’è la paura che ogni speranza riposta in un nuovo franchise possa essere mal riposta, con le attese (talvolta altissime) poi tradite dalla prova del nove con il gioco completo.

È in questo scenario “double-face” che nell’estate 2020 faceva capolino sugli scaffali “Ghost of Tsushima”, esclusiva PS4 (poi arrivato anche su PS5 e PC) dalle fortissime suggestioni orientaleggianti, che vedeva in cabina di regia il team più che rodato di Sucker Punch. Parliamo di una squadra che, nel corso dei decenni, ha portato alla gloria dapprima “Sly Cooper” e poi “inFamous”. Franchise molto diversi tra loro per contenuti e comparto artistico, e che proprio per questa loro differente natura evidenziano la grande audacia di questo studio, che non teme di confrontarsi con un pubblico sempre diverso, portando costantemente sugli scaffali grande qualità.

Il risultato, manco a dirlo, ha ancora una volta dato loro ragione, aprendo quindi la strada a un sequel che avesse l’ambizione di alzare ancora di più il tiro. E proprio negli ultimi giorni quest’ultimo è arrivato: “Ghost of Yotei”, questo il nome del secondo capitolo (o sequel spirituale) che porta in dote con se le atmosfere del predecessore, elevando però esponenzialmente la resa finale grazie alle tecnologie di ultima generazione. Non ci si aspettava nulla di meno, considerando il salto generazionale dell’hardware avvenuto nel mentre, con PS5 che si presta a una serie di feature che fino a qualche anno fa erano solamente ipotizzabili.


GHOST OF YOTEI, IL TEMPO PASSA MA IL FASCINO DELL’ORIENTE RESTA IMMUTATO

Prima di accendere i riflettori su quella che è la struttura tecnica a supporto di Ghost of Yotei, è giusto fare un piccolo excursus su quelli che sono i contenuti portati in scena da Sucker Punch. Nessun approfondimento eccessivo – non vogliamo rovinare l’esperienza ludica e la scoperta degli sviluppi di trama a nessuno – bensì un’infarinatura utile a capire di cosa si parla quando si cita la nuova esclusiva della console Sony.

Così come in Ghost of Tsushima, anche in questo nuovo titolo targato Sucker Punch l’elemento predominante è l’atmosfera nipponica d’altri tempi. Il capostipite del franchise era temporalmente collocato nel tredicesimo secolo – precisamente il 1.274 – e focalizzava le sue narrazioni sul personaggio di Jin Sakai, ultimo erede dell’omonimo clan e formidabile samurai, in un contesto che vedeva il Giappone dell’epoca costretto a fronteggiare l’invasione mongola.

In Ghost of Yotei di tempo ne è passato un bel po’, precisamente trecento anni. Un lasso di tempo considerevole che porta immancabili cambiamenti negli scenari che si andranno ad attraversare, per quanto permanga inamovibile il fascino dell’oriente. Questa volta sotto “l’occhio di bue” ideale troviamo Atsu, mercenaria in cerca di vendetta verso coloro che hanno ucciso la sua famiglia, e che sarà quindi chiamata al più classico dei viaggi dell’eroe. Un “pretesto” narrativo che permetterà ai giocatori di assistere all’alternanza di ambientazioni fortemente suggestive. Una storia che ovviamente partirà da motivazioni personali (validi e sostanzialmente “semplici”), ma che si svilupperà molto presto in un avvincente mix di contenuti narrativi.



LA CRESCITA DEL FRANCHISE NEL RISPETTO DELLA TRADIZIONE

Senza girarci troppo intorno, chi si affaccia verso Ghost of Yotei ha sicuramente un’ambizione che supera tutte le altre: quella di menare fendenti con la katana. La tipica spada in dotazione ai samurai sarà anche in quest’occasione (così come in Ghost of Tsushima) “co-protagonista” delle vicissitudini a cui si assisterà su schermo. Non può d’altronde essere altrimenti all’interno di un titolo incasellato in un periodo storico in cui gli scontri all’arma bianca erano la prerogativa. E gli artwork a corredo del gioco sulle diverse piattaforme – dove di katane se ne vedono diverse – sottolineano in maniera perentoria il concetto.

Lame che potranno essere utilizzare in diversi modi, dalla katana singola a quelle doppie, arrivando anche alla Odachi (un formato di katana più lungo e pesante, utile per colpi potenti) e alla lancia. Ogni arma avrà il suo preciso utilizzo contro specifici avversari, e starà ai giocatori saper leggere le diverse situazioni per ottimizzare gli sforzi in fase offensiva.

La formula ludica proposta da Sucker Punch riprende dunque molti degli elementi apprezzati nella precedente iterazione del franchise. D’altronde, come si suol dire, “squadra che vince non si cambia”. Ecco che ancora una volta ci si lascerà quindi guidare dal vento, “bussola” orientata verso il prossimo obbiettivo. Facendo nel mentre da buoni samaritani, tra salvataggi di civili in pericolo e cattura di pericolosi criminali. Senza lesinare poi su tutto ciò che concerne il benessere personale (del nostro alter ego digitale), tra momenti spirituali di riflessione e bagni termali utili a rinvigorire corpo e mente.

Il tutto immersi in ambientazioni bucoliche dove le scelte registiche esaltano lo spirito del Giappone d’altri tempi, corroborate dal supporto di una colonna sonora ricca di fascino. Un vero e proprio tuffo nel passato che, grazie alla formula open world, consente di esplorare in lungo e in largo le lande confezionate dal team di sviluppo, alla ricerca di chicche disseminate qua e là. Un nuovo centro per Sucker Punch e per il mondo Playstation, grazie a un gioco che decide di non stravolgere una formula ludica apprezzata ma che, al contempo, ha saputo aggiungere quell’acino di sale dove occorreva, a beneficio di una ricetta che diventa così ancora più gustosa.


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